Fotografie di Andrea Comisi © – RomaOra

di Giulia Cenciarelli

La magnifica cornice del santuario della Fortuna Primigenia di Palestrina, ha inquadrato la serata di apertura di Luci su Fortuna2018 la rassegna promossa da Marina Cogotti nell’ambito dell’estate di ArtCity, che si promette di dedicarci dodici eventi all’insegna di musica, teatro e visite guidate, dal 14 luglio al 1 settembre, accendendo le luci, o meglio i riflettori, sulla storia di questa sublime architettura.

Fotografie di Andrea Comisi © – RomaOra

Il santuario della Dea Fortuna, il cui culto risale al IV secolo a.C., è il maggiore esempio romano dell’architettura ellenistica in Italia, ispirato ai complessi monumentali scenografici dell’Egeo orientale, strutturato in una serie di terrazze artificiali collegate da rampe e scalinate, dalle quali si gode di un panorama intenso e mozzafiato tutt’oggi.

La bellezza dei resti del Santuario rientrano nel più ampio complesso del Museo Nazionale Archeologico di Palestrina, che è ospitato nel palazzo rinascimentale Colonna-Barberini. Il palazzo, edificato una prima volta nell’XI secolo sui resti del santuario, fu demolito e ricostruito nel XV secolo dalla famiglia Colonna, e a seguire divenne proprietà dei Barberini, che lo acquisirono nel XVII secolo, detenendolo fino alla fine della seconda guerra mondiale. Oggi domina le verdi terrazze dell’antico santuario e l’intera città moderna di Palestrina.

Nelle sale del Museo, articolate su tre piani, sono esposte preziose collezioni, tra le quali il celebre mosaico del Nilo, il plastico del Santuario originario e i più importanti reperti provenienti dall’antica Praeneste e dal suo territorio, che abbracciano i principali aspetti della storia, della cultura e delle produzioni artistiche di una delle più importanti e fiorenti città del Lazio antico.

Il santuario della Fortuna Primigenia è stato anche scelto quale “Meraviglia Italiana” per rappresentare la Regione Lazio nell’ambito di un progetto promosso dal Forum Nazionale dei Giovani in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

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Luci su Fortuna vuole accendere anche l’attenzione sul Museo che si presta a palcoscenico dei suoi eventi estivi, e per farlo prevede sei appuntamenti dal titolo “Salendo al tempio” con archeologi ed esperti che accompagneranno il pubblico alla scoperta del sito e del suo Museo in modo inaspettato, immergendolo nell’atmosfera più autentica della Roma tardo-repubblicana, seguendo gli antichi percorsi di pellegrinaggio al santuario.

In occasione di queste serate sarà aperto anche il ninfeo seicentesco nell’area privata del palazzo Colonna-Barberini.

La serata evento di apertura del 14 luglio scorso è stata inaugurata dal concerto “NOT A WHAT” di Giovanni Guidi e Fabrizio Bosso, in gruppo sul palco della terrazza con 3 giovanissimi jazzisti newyorkesi come Aaron Burnett, Dezron Douglas e Joe Dyson.

Giovanni Guidi, nato a Foligno classe ’85 e Fabrizio Bosso, torinese classe ’73, hanno percorso strade molto diverse durante la loro carriera musicale, anche se sembrano essere nati per comporre insieme questo duo jazz.

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Guidi, pianista per anni alla corte di Enrico Rava, uno dei jazzisti italiani più noti a livello internazionale, dopo alcune incisioni per CAM Jazz è approdato alla blasonata etichetta ECM, con cui ha già registrato tre album da leader. Bosso, ai massimi vertici a livello mondiale del suo strumento, la tromba, vanta studi e collaborazioni internazionali, come le incisioni da leader per Blue Note, Verve ed ora Warner.

Fotografie di Andrea Comisi © – RomaOra

I due, conosciutisi la scorsa estate all’Umbria Jazz Festival, dove hanno diviso il palco l’uno (Guidi) con il Quintetto di Enrico Rava e Tomasz Stanko, l’altro (Bosso) con il proprio progetto dedicato a Gillespie “The Champ”, hanno ora unito le loro forze in una nuova idea che li potesse far arrivare a suonare oltre i confini della loro personale ricerca musicale.

Per realizzare questo ambizioso superamento, hanno voluto che il gruppo, che prende il nome da una frase del grande Bill Evans “jazz is not a what, it is a how”, fosse multiculturalmente arricchito da tre giovani talenti indiscussi del jazz newyorchese del calibro di Aaron Burnett, sax tenore che sta bruciando le tappe a New York con collaborazioni con capisaldi della musica jazz (come Wynton Marsalis, Esperanza Spalding, Kurt Rosenwinkel), Dezron Douglas affidabilissimo e propulsivo contrabbassista (collaborazioni con capisaldi della musica jazz come Ravi Coltrane, Louis Hayes, Cyrus Chestnut) e Joe Dyson , tra i più richiesti giovani batteristi attualmente in circolazione nella scesa jazz e non solo.

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Una platea ammirata li ha seguiti e appaluditi nella calda serata del 14 luglio, lasciando spazio al jazz più puro e sperimentale, immersi nella sceneggiatura della terrazza del santuario della Fortuna Primigenia.

Nelle prossime serate, “Luci su Fortuna” propone ancora musica con l’Orchestra di Piazza Vittorio, i Solisti Veneti che apriranno le serate di agosto, seguiti da Fred For Ever Jumpin’ Orchestra dei Buscaja e Cameristi del Maggio Musicale Fiorentino.

Vinicio Marchioni, il 1° settembre reciterà in “Dialoghi d’amore – Frammenti di un discorso amoroso”, un monologo scritto da Gabriele Marchesini e ispirato liberamente al celebre testo di Roland Barthes, e avrà il compito di chiudere la rassegna prenestina.



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