Dato che in molti mi hanno chiesto se, secondo il sottoscritto, “possono stare tranquilli”, mi vedo costretto a raccogliere qualche dato per spiegare la mia posizione da cittadino romano nei confronti dell’ansia da terremoto.

Primo.

Non essendo un sismologo, perché diamine mi chiedete cose del genere?

Secondo.

Ognuno ha il suo modo di reagire a certi fenomeni. Io sono molto fatalista per quel che riguarda la Natura. Anzi un leopardiano. Quindi non penso che i nostri affanni e lamenti possano incidere molto sulla temibile Matrigna. Ci sono esempi anche recenti di paesi molto più attrezzati che vengono spazzati via dalla forza “bio” (doc!). Da questo punto di vista ho sempre trovato ridicole le campagne ecologiche che raccontano di come l’uomo “distrugga” il naturale. Semmai, dall’alto della sua presunzione controproducente, distrugge il “proprio ambiente”… ma questo è un altro (e troppo lungo) discorso.

Terzo.

Detto tutto questo. Certo non invito a star seduti sereni aspettando che vengano giù i palazzi, anzi, sono il primo ad informarmi usando tutti i mezzi, e sostenendo anche la profonda utilità dei social network, senza che ci sia il solito #socialmoralista antibufala che venga a farmi la lezione. Fra i tanti difetti odierni, abbiamo uno strumento eccezionale: la rapidità dell’informazione reale. Con tutti i suoi rischi, che impariamo a maneggiare. Usiamola. Informiamoci ovunque e costantemente seguendo i canali principali intanto. Che sono diversi. (Solo due esempi nei link).

Quarto.

Torniamo a Roma. Perché di questo mi avete chiesto. Ovviamente non siamo abituati alla semplice “sensazione” del terremoto, figuriamoci con scosse così penetranti. Tuttavia anche in questo caso ripassiamo un po’ di Storia. E diamoci un’occhiata intorno.

Roma non è stata costruita in un giorno. E tutto sommato abbiamo ancora qualche pezzo pregiato, che ci resta da qualche millennio. Inutile continuare a sospettare che gli esperti non ci dicano la verità quando sostengono che la zona dove viviamo, non rientra nelle zone a maggiore pericolosità sismica della nostra penisola.

Gli effetti dei terremoti, qui arrivano sempre, di riflesso. Da lontano per intenderci. Non sotto di noi. Certo, anche qui si aprono crepe e gli assestamenti creano danni, ma è difficile che venga giù un palazzo (antico, tocca aggiungere, perché fra i moderni, esistono responsabilità ben diverse).

Comunque, in rete ho trovato questa lista dei principali eventi sismici avvertiti a Roma, con data, area dell’epicentro e magnitudo:

– 9 Settembre 1349, aquilano 6.5;
– 14 Gennaio 1703, appenino reatino 6.8;
– 22 Marzo 1812, area di Roma 5.0 (un po’ generico questo epicentro ndr*);
– 1 Novembre 1895, Castelporziano 4.8;
– 19 Luglio 1899, Colli Albani 5.2;
– 31 Agosto 1909, Monte Mario 4.8 (interessante, da approfondire ndr**);
– 10 Aprile 1911, Frascati 4.6;
– 13 Gennaio 1915, Avezzano 7.0;
– 26 Settembre 1997, Colfiorito 6.0.

Ecco più dati sulla lista. Li trovate qui. E questa la scheda originale di Pr.Civ..

Questa è invece la più aggiornata classificazione di Roma e del Lazio in termini di zona sismica

C’è poi un interessante studio condotto per quindici anni da Fabrizio Galadini ricercatore dell’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia, in collaborazione con la Soprintendenza ai beni archeologici di Roma, ha rimappato le tracce archeologiche dei terremoti a Roma tra il VI e il IX secolo d.C. che ritroviamo in un articolo de Il Messaggero.

Le fonti scritte citano cinque terremoti per il periodo compreso tra il VI e il IX secolo (443, 484, 508, 801, 847) ma non sono riportati i danni specifici in riferimento a ciascun sisma.

Ma tracce «vistose» provengono dal Tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare, e di Marte Ultore al Foro di Augusto, dove un frammento di colonna ha svelato in una incisione il nome di «Decius Venantius», lo stesso patrizio che sanò, a spese sue, gli ingenti danni del terremoto generati al Colosseo nel 484. L’Anfiteatro Flavio ha sofferto i terremoti del 443, 484-508, ma anche del 1349 col collasso delle arcate esterne nel settore meridionale.

“I terremoti del 484 e 508 ha generato danni a Roma, ma le indagini geologiche consentono oggi di ipotizzare che il terremoto si sia originato nel settore appenninico – riflette Galadino – Le indagini hanno consentito di riconoscere l’epicentro nella faglia del Fucino, nella zona di Avezzano, e gli scavi archeologici ad Alba Fucens hanno evidenziato la distruzione di questa antica città proprio tra V-VI secolo d.C.”.

Insomma. Nonostante i titoli un po’ esagerati, sempre a caccia dell’ansia del cittadino romano, direi che possiamo agitarci di meno. Magari non “chiudere le scuole” dopo un giorno intero dalla scossa più forte. Anche per tranquillizzare la popolazione.

Se davvero dovesse succedere qualcosa di tremendo, significherebbe che Roma vivrebbe l’evento più epocale nella sua Storia di quasi 3000 anni.

Terremoto del 22 marzo 1812
E’ il più forte evento sismico di origine locale di cui si ha notizia. A Roma produsse danni generalmente leggeri, ma molto diffusi, e raggiunse un’intensità pari al VI-VII grado MCS. L’epicentro, pur ricadendo sicuramente nell’area di Roma, appare piuttosto incerto in quanto non sono state recuperate notizie precise sul risentimento in località vicine alla città. Il terremoto provocò a Roma danni generalmente leggeri, ma molto diffusi. Il panico fu tale che tutti uscirono dalle case e passarono il resto della notte per le strade e le piazze. Settele, testimone oculare, circa venti giorni dopo il terremoto scrive nel suo diario che “la gente ha avuto molta paura del terremoto, alcuni ancora non possono riaversi… ogni giorno dicesi che si è sentito il terremoto, io non l’ho sentito più, io credo, che la paura faccia credere terremoto qualunque moto si senta nelle case”. Il quadro del danneggiamento comprende il crollo totale di una casa rurale “fuori Porta San Paolo”, rari e limitati crolli parziali, la caduta di un grosso “pezzo di muro” dall’Arco di Dolabella al Celio il crollo di una “porzione di muro” e “rovina di una parte della facciata” della chiesa di San Paolo alle Tre Fontane in zona Eur. Danni gravi ad una loggia del complesso della chiesa del Gesù, successivamente demolita in quanto non più recuperabile e alle chiese di San Giovanni della Malva e di San Benedetto in Piscinula, che si trovavano in cattivissimo stato di conservazione. Alcune crepe o lesioni nei muri.
Caduta totale o parziale di alcuni camini e di intonaci; anche dal cornicione del Colosseo caddero alcuni frammenti. Notevole la diffusione di danni lievi, come leggere lesioni con caduta di calcinacci in oltre quaranta chiese e in numerosi palazzi ed abitazioni.

**Terremoto del 31 agosto 1909
Il terremoto, avvenuto alle ore 13.41 (GMT), fu risentito in tutta la provincia di Roma ed interessò una limitatissima area a nord-ovest di Monte Mario con i massimi effetti, riferibili al VI grado MCS. Leggeri danni ad edifici si verificarono nei dintorni sia dell’attuale chiesa di San Francesco d’Assisi (all’epoca chiamata “Sant’Onofrio in Campagna”), sia della vicina stazione Monte Mario della linea ferroviaria Roma-Viterbo. Nell’area danneggiata erano presenti all’epoca soprattutto case di tipo rurale. Grande fu il panico nei quartiere Trionfale e Prati, più vicini all’epicentro del terremoto, a Trastevere, nel quartiere Testaccio e nelle zone di Porta Pia e Porta San Lorenzo. I danni agli edifici furono molto lievi, limitati a pochissimi edifici (una quindicina) e quasi sempre costituiti dall’aggravamento di lesioni già esistenti.



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